Al via la 6° edizione del “Festival europeo Via Francigena Collective Project 2016 – Festival dei Cammini 2016”

di Emanuela Biscotto e Veronica Guidone

1Martedì 31 maggio, a Roma,  presso la Sala Gianfranco Imperatori dell’Associazione Civita, è stato presentato il “Festival europeo Via Francigena Collective Project 2016” detto “Festival dei Cammini” in linea con la proclamazione da parte del MiBACT, del 2016 quale “Anno nazionale dei Cammini”, con il fine di valorizzare il patrimonio costituito da itinerari escursionistici che rappresentano una componente importante dell’offerta culturale e turistica italiana.

Arrivato alla 6° edizione, il Festival è ormai una struttura consolidata con ben 300 enti promotori  e 730 eventi in cartellone di diversa natura e tipologia, (con una crescita esponenziale passando dai 100 eventi annuali del 2011 agli oltre 700 eventi del 2016) nella più estesa infrastruttura immateriale, culturale e relazionale, per l’appunto la via Francigena, che ha appena superato l’esame triennale da parte del Consiglio d’Europa, sulla “certificazione” dei suoi percorsi. Le iniziative, alle quali viene garantita la necessaria visibilità, sono suddivise in sei categorie: eventi culturali, trekking & outdoor, visite guidate, prodotti tipici, mercatini, festività tradizionali e religiose (www.festival.viefrancigene.org). Dominano, per numero, gli eventi di trekking e outdoor seguiti da quelli a carattere culturale. Tale successo è sicuramente imputabile al crescente interesse mediatico e culturale legato alla “mobilità lenta” e alla riscoperta dei “cammini di fede e laici”. Basti pensare che nel 2014 il Cammino di Santiago è stato percorso da 237.886 pellegrini di diversa nazionalità[1], mentre sono  30.000 i pellegrini/camminatori che hanno percorso, nello stesso anno, la via Francigena[2]. E’ indubbio che questi itinerari, tanto quelli di portata internazionale come quelli locali, se inseriti all’interno di una visione strategica territoriale di ampio respiro e a lungo termine, possono generare occupazione, qualità della vita e tutela dell’ambiente, dimostrando che la crescita del fattore economico non deve avvenire necessariamente a scapito del carattere identitario e naturalistico. Si sta diffondendo, infatti, una forma di turismo culturale fortemente legata al concetto di experience-based tourism, che implica la necessità di andare oltre l’esperienza fugace del viaggio, dilatandola nel tempo attraverso un coinvolgimento intellettuale ed emotivo, in grado di continuare anche dopo l’esperienza stessa e capace di stimolare la fissazione del ricordo e della memoria. 2Come evidenziato anche dai dati raccolti dalla Regione Toscana, per l’anno 2015, la voglia di intraprendere il cammino della via Francigena nasce proprio dalla condivisione/racconto dell’esperienza vissuta da altri pellegrini (42%) e amici (32 %) e non dalla semplice lettura di guide (3%) o consultazione di siti vacanzieri (1%). Il voler condividere (cultura/esperienza/tempo) è anche il principale scopo del viaggio (37,1%), seguito da motivi religiosi (28,3) e dalla volontà di misurarsi con se stessi (19,2%). E’ per questo che, come ribadisce Massimo Tedeschi presidente dell’ “Associazione Europea Vie Francigene”, si è deciso di definire la via Francigena come un “itinerario culturale” (fa parte della rete degli “Itinerari culturali” del Consiglio d’Europa), attribuendole così un significato non solo ed esclusivamente religioso ma anche laico e sociale. Ed è grazie a questa valenza che non solo la Francigena, ma anche altri cammini meno noti (cammino di San Francesco, Via Romea, Cammino di San Benedetto etc.),  stanno riattivando iniziative culturali e vivacità sociale in territori e nuclei urbani marginali.  Il principale compito del Festival dei Cammini, come sottolineato dall’ On. Silvia Costa, presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, è proprio quello di riportare la cultura al centro dei territori marginali, grazie ad un comune lavoro di diffusione e comunicazione e alla volontà di creare una rete solida tra associazioni presenti sul territorio, istituzioni ed enti pubblici. Il Festival infatti non fornisce risorse economiche, ma dà visibilità, “Voglia di condividere ed essere catena”. Sono presenti eventi in ogni regione d’Italia fino alla chiusura del festival prevista il 30 novembre 2016, in concomitanza con la chiusura del Giubileo della Misericordia. Per la giornata conclusiva è stata organizzata la “Notte bianca degli ostelli”, che coinvolgerà i comuni toscani di: San Quirico d’Orcia, Buonconvento, Monteriggioni e Monteroni d’Arbia, e che raccoglierà iniziative declinate sui temi della condivisione e dell’accoglienza. Lo sviluppo del settore dell’accoglienza, attraverso l’apertura di nuovi ostelli, anche all’interno di edifici storici e rurali, è uno dei principali obiettivi che si è fissato il MiBACT per il prossimo futuro, anche attraverso una revisione della normativa nazionale sulle strutture ricettive e una defiscalizzazione delle attività. 4Un esempio virtuoso in tal senso è costituito da Santa Maria della Scala di Siena: l’antico Ospedale sulla via Francigena ricovero per pellegrini per i poveri e i bambini abbandonati. L’edificio, che oggi è uno splendido complesso museale, a breve tornerà alle sue funzioni originarie grazie a un piccolo ma suggestivo ostello, da 25 posti letto, gestito dal Comune. Non solo, il complesso, attraverso i suoi affreschi, costituisce un importante patrimonio visivo e narrativo dei primi pellegrinaggi, uno strumento unico di conoscenza rivolto non solo agli adulti ma anche ai bambini, che come la giovane pellegrina Laura, fanno parte del progetto “Siena Francigena Kids”, attivato dal Comune di Siena. Favorire la diffusione e l’accessibilità è l’obiettivo alla base dell’accordo/progetto, in itinere, tra il Festival dei Cammini e Ferrovie dello Stato. Le piccole stazioni ferroviarie disseminate sul territorio diventeranno dei luoghi strategici per la promozione e la conoscenza degli eventi del Festival, mentre la trama della linea ferroviaria regionale, che si incrocia/interseca con quella dei camini e con i quali condivide la dimensione di “lentezza”, sarà di supporto ai camminatori, anche muniti di biciclette. La mappa dei “treni francigeni” sarà pubblicata sul sito delle ferrovie che daranno ampia diffusione all’iniziativa e i pellegrini in possesso di credenziali avranno uno sconto sul biglietto. Sicuramente questo accordo si inserisce all’interno di un progetto più ampio che sta portando avanti Ferrovie dello Stato e che prevede la valorizzazione e il riutilizzo di un patrimonio infrastrutturale ed edilizio di sua proprietà (Bandi per il riutilizzo delle case cantoniere e delle piccole stazioni dismesse; promozione Ferrovie Turistiche, Fondazione FS) che rischia di essere dimenticato a causa dell’avvento dell’alta velocità e che invece, vista la sua capillarità, costituisce una risorsa proprio per il “turismo lento”. 3Pertanto lungo la fitta rete nazionale della mobilità lenta/dolce si assiste, come ricorda l’on. Silvia Costa, alla nascita/diffusione di un’industria culturale e creativa (start-up per la fornitura di servizi, proposte integrate di accoglienza, trasporto bici, assistenza e ciclofficine, vendita delle eccellenze del territorio….) che rappresenta la nuova sfida dell’economia già declinata in vari termini a seconda della predominanza di un aspetto sull’altro: soft-economy/sharing economy/economia circolare. Come racconta il film “I volti della via Francigena”, del giovane Fabio Dipinto, si sta affermando l’idea che il viaggio lento da vivere non è solo uno spostamento per arrivare a destinazione, ma un modo di godersi il tempo libero, la bellezza dei piccoli borghi, per incontrare la vitalità delle comunità locali (“Bisogna coinvolgere sempre le comunità che presidiano il territorio e renderle parte integrante del grande progetto della rete dei cammini” Alberto Alberti), per abbattere i muri che ci siamo costruiti per difenderci dall’altro e riscoprire un senso di solidarietà, di condivisione della fatica, del sudore, della ricerca della strada (“Si divide il poco che si ha per rendere più agevole il cammino del nostro compagno di viaggio” Massimo Tedeschi), per curare il proprio corpo ed il proprio  benessere, per dare il giusto valore al tempo. Ma soprattutto, secondo le parole di Joseph Roduit, Abate di Saint-Maurice, scomparso nel 2015, per camminare con il passo dei luoghi (peregrinus, per al di là ager del campo) accettando l’imprevedibilità della natura.

Non è un caso quindi che la Via Francigena sia stata candidata per l’inserimento nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale materiale dell’Umanità dell’UNESCO e che il 2018 sarà l’anno Europeo del Patrimonio Culturale.

[1] Fonte: Oficina de acogida al peregrino (https://oficinadelperegrino.com/estadisticas/)

[2] Fonte: Associazione Vie Francigene (http://www.viefrancigene.org/it/)